Finanziato dall'ENI CBC Med Program, il progetto MedArtSal unisce le forze di quattro paesi del Mediterraneo (Italia, Spagna, Tunisia e Libano) per definire nel contesto Mediterraneo un modello di gestione sostenibile che rilanci le saline artigianali.
Il sale e le saline hanno sempre fatto parte dell'anima mediterranea. Nel corso dei secoli, il valore del minerale, la "sostanza divina", come la chiamava Omero, era così alto da dare origine a miti e culti religiosi in una varietà di culture. Prima della scoperta dei metodi di refrigerazione, il sale era talmente prezioso per la stagionatura e la conservazione del cibo che acquisì la funzione di valuta. Durante i conflitti per il controllo dei confini e le lunghe esplorazioni territoriali il sale poteva significare la sopravvivenza, e divenne un simbolo di potere. Si può così capire perché, nel XV secolo, in un'Italia ancora divisa, quando il Ducato di Ferrara iniziò a prendere il controllo delle saline di Comacchio, riservate alla Repubblica di Venezia da un patto commerciale, gli attriti economici sfociarono presto in una guerra. Grazie alla sua valenza economica, “l’oro bianco" ha percorso infinite rotte di navigazione, collegando sponde e porti nella rete di relazioni che riconosciamo facilmente come patrimonio fondativo della civiltà Mediterranea.
Le saline hanno sempre rappresentato un perfetto esempio di armoniosa convivenza tra operato umano e tutela ambientale. Come molte altre attività produttive tradizionali nel mondo, le saline mediterranee soffrono oggi per l'industrializzazione del processo di estrazione, mentre le specie animali e vegetali che le abitano sono minacciate dall'urbanizzazione costiera. Le saline ospitano centinaia di specie ornitologiche, rare e fragili come i fenicotteri, le avocette e numerosi tipi di trampolieri, che nidificano e svernano nelle aree di transizione delle zone umide.
Al momento, solo una ventina fra le numerose saline dell’antichità rimangono nel territorio italiano. Quattro siti (S. Antioco, Trapani, Santa Margherita di Savoia e Cervia) sono passati alla produzione industriale. Tutti gli altri sono stati abbandonati, diventando siti di interesse comunitario (SIC) o aree protette speciali (SPA). Molti di loro sono anche siti Ramsar. Solo Cervia, Trapani e Marsala sono state in grado di preservare la tradizione artigianale, altrove spazzata via dal crollo dei prezzi, dalla produzione di massa e dalla mancanza di un cambio generazionale fra gli operatori.
Le saline italiane non sono solo oasi ambientali di valore inestimabile, ma offrono anche scenari sorprendenti capaci di attrarre attività culturali e turistiche. Cervia, nella regione settentrionale dell’Emilia Romagna, è un esempio perfetto delle possibilità offerte da un approccio innovativo. Quando la produzione di sale ha iniziato a essere percepita come poco redditizia, la comunità locale ha lavorato duramente per salvare un'attività che, insieme al paesaggio, era diventata parte integrante della sua identità. Il trattamento unico del suo sale "dolce" si svolge in un parco di rara bellezza, abitato da un'incredibile varietà di specie animali. I visitatori possono passeggiare nella riserva naturale, scoprire la sua storia nel Museo e acquistare prodotti alimentari e cosmetici a base di sale.
Un progetto lungimirante, a partire dalla metà degli anni '90, ha permesso alle saline di Trapani di sopravvivere e prosperare. Nella Riserva Naturale di Trapani e Paceco, gestita dal WWF, la produzione di sale artigianale è circondata da campi di salicornia e accompagnata dal volo dei falchi di palude e dell'airone bianco, dall'elegante portamento dell'avocetta che, insieme ai vecchi mulini a vento, è diventata il simbolo del paesaggio naturale della riserva.
Aironi e fenicotteri, insieme ad altre 50 specie, vivono nelle saline dei Conti Vecchi di Cagliari, in Sardegna. Dal 2017 il vecchio complesso produttivo, culla di una "comunità salina" che viveva in modo sostenibile con le zone umide circostanti, è diventato un affascinante sito di archeologia industriale. L'estrazione è stata salvata e piccole colline di sale splendente corrono lungo le rive dello stagno, mentre un treno a ruote conduce i visitatori attraverso i siti di produzione: il vecchio ufficio, il laboratorio e la falegnameria diventano fermate lungo un affascinante viaggio nel tempo.
Non tutto è perduto. Per rispondere con decisione alle sfide che la modernità ci pone abbiamo bisogno di energie, di idee nuove e condivise. L'antica armonia può e deve essere ristabilita con la collaborazione di produttori e consumatori. Il progetto di cooperazione UE-Med MedArtSal si tradurrà nella creazione di un nuovo paradigma commerciale a beneficio delle saline artigianali, attraverso il rafforzamento di partenariati con i soggetti coinvolti nei settori della produzione e del turismo sostenibili, promuovendo collaborazioni a livello aziendale, sociale, ambientale, articolandole in un nuovo modello di governance. Un circuito integrato e virtuoso può attrarre l'interesse dei consumatori, alimentato dalla consapevolezza che l'acquisto di sale artigianale e dei prodotti sostenibili da esso derivati significa preservare un ecosistema, un luogo di bellezza e conoscenza.
Riferimenti:
Saline d’Italia, di Armando Gariboldi - Parchi e Riserve Naturali n.1/2005
Linee guida per la gestione ambientale delle saline del Mediterraneo e del Mar Nero - Modello gestionale. http://www.mc-salt.eu/files/00104/management_modelitalia_ok.pdf
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