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Perché aumentano i costi delle materie prime e dell'energia?

 L’aumento dei prezzi di alcune materie prime e beni di prima necessità è da alcune settimane al centro del dibattito. Aumenti notevoli di prezzo delle materie prime e dei beni di prima necessità accadono di tanto in tanto: raramente si verifica una condizione come quella attuale, in cui tanti beni nello stesso momento hanno visto un aumento contemporaneo dei prezzi come risultato di diverse condizioni. 
Cosa è quindi successo: perché stanno aumentando i costi delle materie prime e dell’energia? 
Sicuramente l’aumento del prezzo dei prodotti energetici ha influito sull’aumento generalizzato dei prezzi. Non si può ricondurre tutto ad una sola causa e la geopolitica ci viene in aiuto.  



LA STORIA INSEGNA
 

La prima volta che i consumatori europei si sono scontrati con questa realtà è stato tra il 1973 ed il 1974, quando, in un quadro già di riduzione dell’offerta e aumento della domanda, i paesi arabi membri dell’OPEC decisero una drastica riduzione delle esportazioni di greggio nei confronti dei paesi occidentali che avevano sostenuto Israele nella Guerra dello Yom Kippur. Per far fronte a questa situazione i paesi europei introdussero una serie di misure passate alla storia con il termine di “austerity”: in Italia vennero introdotte le targhe alterne e vennero abbassati i limiti di velocità; gli esercizi pubblici erano obbligati a ridurre l’orario d’apertura, così come cinema e teatri; la tv di stato terminava i programmi entro le 23. L’illuminazione pubblica venne ridotta e l’uso delle scritte o insegne luminose proibito. L’ENEL (allora monopolista pubblico) venne autorizzata a ridurre la potenza erogata. Tutto questo solo 49 anni fa! 
Questa esperienza segnò notevolmente l’opinione pubblica e diede il via alle politiche di risparmio ed efficienza energetica di molti paesi europei che, memori di quanto accaduto, decisero di investire sulle risorse alternative per essere meno dipendenti dalle scelte politiche di altri stati 
 


IL “GAP” ITALIANO IN MATERIA DI EFFICIENTAMENTO ENERGETICO
 

L’Italia
, uno dei paesi europei con i maggiori interessi nel petrolio e nel gas, nonostante gli innumerevoli brevetti depositati da inventori italiani, non ha invece seguito questa strada e ancora oggi il contenimento dei consumi è più spesso conseguenza di una risposta ad eventi contingenti, come l’aumento dei costi, che il risultato di una politica strutturale di efficientamento energetico e di diffusione delle energie rinnovabili. Si potrebbe dire tanto su cosa significa “attuare una politica strutturale” ma questa è un’altra puntata di questa vecchia storia. 
Quello che sta accadendo in questi giorni è, da un lato, la conseguenza delle tensioni tra Russia e Ucraina e dall’altro delle tensioni tra Russia e i diversi paesi dell’Unione Europea. 

Infatti, da quello che emerge il taglio nell’approvvigionamento del gas naturale non è omogeneo: sembra che sia maggiore per quei paesi che hanno investito in infrastrutture che permettono di ottenere del gas naturale, evitando di acquistarlo dalla Russia: è il caso dell’Italia, punto di approdo del TAP (Trans-Adriatic Pipeline), un gasdotto che, collegandosi ad altri gasdotti permette di ricevere il gas dal Mar Caspio, dal territorio azero, attraverso Georgia, Turchia, Grecia e Albania. Al contrario, sembra che la Russia non abbia ridotto l’esportazione di gas verso la Germania, paese fortemente dipendente dal gas russo e in cui approda il North Stream 2, gasdotto che passa attraverso i paesi baltici la cui entrata in funzione è ritardata in parte perché – così come l’attuale North Stream - ha l’obiettivo di evitare il passaggio attraverso l’Ucraina e altri paesi dell’Europa Centrale privandoli delle royalties di passaggio e aumentando l’importanza russa in Europa. Per chi volesse approfondire questo tema, può farlo consultando questo articolo di limesonline. 

Molti paesi hanno investito in punti costieri di rigassificazione che permettono di ricevere gas proveniente da qualunque parte del mondo attraverso le navi gasiere: in questo momento, sono fortemente aumentate le importazioni di gas proveniente dagli Stati Uniti. E qui si crea un importante paradosso: perché gli Stati Uniti, da un lato esportano gas, dall’altro chiedono petrolio.  
 


L’ONDATA INASPETTATA DI GELO IN AMERICA
 

In questi giorni un’ondata di freddo inaspettata sta rovinando le giornate degli statunitensi. E tra i vari motivi che stanno determinando l’aumento della domanda e spingendo in alto il prezzo del petrolio, vi è
l’aumento della domanda di combustibili da parte dei consumatori americani, oltre alla ripresa economica dopo i due anni di chiusure legate alla pandemia sta spingendo in alto il prezzo di tutte le materie prime energetiche, incluso il prezzo del carbone.  
L’andamento climatico da anni influenza la domanda di combustili. Basti pensare che in autunno anche l’Europa, a corto con le scorte di gas, sperava in un inverno clemente come nel 2020, quando il clima favorevole, oltre al lockdown e alla forte produzione eolica hanno contribuito al calo della domanda 
Spesso, il calo della domanda non determina un calo dei prezzi perché questo è legato al tipo di contratto in essere tra stati acquirenti e stati venditori. 

In altri periodi, il freddo negli Stati Uniti non avrebbe avuto l’importanza che ha ora. Il punto è che la domanda di petrolio è ancora piuttosto elevata nel mondo. La spinta alla sostituzione di questa fonte con altre è piuttosto lenta, ma diventa sempre più difficile trovarlo: in una situazione di domanda elevata e offerta scarsa o difficilmente espandibile del breve periodo, i mercati reagiscono aumentando i prezzi 
Con un prezzo elevato diventa conveniente estrarre petrolio anche dai pozzi c.d. marginali, cioè quelli dai quali il petrolio può essere estratto ma solo con costi elevati o che garantiscono l’offerta solo in quantitativi limitati. Questa situazione non è affatto nuova ma dura da alcuni anni e ormai tutti i nuovi giacimenti sono marginali e questa situazione continuerà e si aggraverà finché la domanda di petrolio continuerà a crescere. 
Qualcuno si domanderà perché allora la domanda di petrolio non cala. Ma questo lo vedremo in una prossima puntata. 

Cosa guida la domanda globale di materie prime energetiche?
Leggi il paradosso del consumo di energia
 
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Vania Statzu

Economista ambientale MEDSEA

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