Oggi viviamo in un’epoca di paradosso dove a fronte di un’innovazione tecnologica che garantisce maggiore efficienza, continuiamo ad affrontare una domanda di materie prime energetiche in continua crescita (escludendo il periodo di lockdown).
Capire cosa fa crescere la domanda mondiale delle materie prime energetiche è complesso. Se solo ci fermiamo a capire cosa accade nel mercato del petrolio, anche in questo caso, i fattori sono molteplici.
Una prima ragione sta nella crescita complessiva della popolazione mondiale. In realtà, la popolazione cresce soprattutto nei paesi in deficit di sviluppo, dove la percentuale di popolazione giovane è elevata. In alcuni di questi paesi, dall’India alla Nigeria, sta crescendo il benessere economico (seppur con notevoli e drammatiche disuguaglianze) e la percentuale di popolazione delle classi medie e con essi la richiesta di beni tipici delle classi agiate delle economie occidentali, dalla carta igienica al frigorifero e alla lavatrice.
Un’altra ragione sta nella progressiva elettrificazione di oggetti e servizi che prima non erano elettrici: nei paesi sviluppati, come l’Europa, da anni si studia il c.d. rebound effect, cioè il fenomeno per cui i risparmi ottenuti con apparecchi elettrici sempre più efficienti e performanti vengono più che compensati dall’aumento dell’uso degli stessi o di nuovi apparecchi elettrici. Paradossalmente, una maggiore efficienza porta anche a trascurare piccoli consumi e ad assumere comportamenti sbagliati: si stima che, in media, tra l’8% e il 10% del consumo annuo di una famiglia europea è dovuto allo standby degli elettrodomestici che non vengono spenti del tutto.
IL CLIMA CAMBIA, COSI’ I CONSUMI DI ENERGIA
Se il cambiamento climatico può determinare inverni miti che portano ad una riduzione della necessità di riscaldare gli ambienti, dall’altro determina estati roventi anche in climi relativamente freschi, come quelli del centro e nord Europa, creando la necessità di raffrescare gli ambienti: infatti, mentre alla fine del secolo scorso il picco di consumo elettrico si registrava nei mesi invernali, in questo secolo il picco di consumo si registra d’estate.
Il petrolio non serve solo a produrre energia o benzina ma è anche alla base di numerosi prodotti chimici, dalla plastica ai fertilizzanti. Ancora oggi solo parte della plastica che utilizziamo è parzialmente o interamente proveniente da percorsi di recupero di materie prime seconde e, nonostante i diversi provvedimenti normativi per limitarne l’uso (leggi il nostro pezzo sul tema), in determinate categorie merceologiche è difficile trovare materie prime alternative alla plastica.
Allo stesso modo, dopo un leggero contenimento durante il lockdown è tornato a crescere lo spreco di cibo: ogni volta che buttiamo del cibo, gettiamo anche le risorse e le materie prime che sono state usate per produrlo, inclusa l’acqua e l’energia, soprattutto nel caso di coltivazione in serra che richiede un consumo elevato di energia (sul prezzo delle derrate alimentari pesano, ovviamente, anche altre questioni ed il clima ha un ruolo fondamentale in questo caso).
È possibile quindi ridurre il consumo delle materie prime energetiche?
Sì, è possibile, ma richiede sia una forte presa di coscienza di chi usa queste materie prime e un forte impegno a cambiare le proprie abitudini e i propri comportamenti, sia quella politica strutturale di efficientamento energetico e di diffusione delle energie rinnovabili di cui abbiamo già parlato.
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Vania Statzu
Economista ambientale MEDSEA
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