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Dalla protezione alla rigenerazione: MEDSEA e ARTEMIS al World Ocean Summit Europe

Dalla protezione alla rigenerazione: è questa la direzione che emerge dal World Ocean Summit Europe, il principale forum internazionale organizzato da The Economist Impact per definire una strategia europea di governance sostenibile dei mari e costruire una blue economy responsabile. 
Tra i più di 300 partecipanti di alto livello – decisori politici europei, istituzioni, investitori, aziende, ONG e ricercatori – MEDSEA e il progetto ARTEMIS hanno portato l’esperienza del Mediterraneo, mostrando come le Aree Marine Protette (MPA) possano evolvere da “zone sulla carta” a infrastrutture ecologiche d’investimento, capaci di generare valore per natura, clima ed economia. 
Il panel “How to strengthen marine protected areas through policy, innovation and accountability” 
Durante il summit si è svolto il panel dedicato al rafforzamento delle MPA, moderato da Tatiana Der Avedissian (Business Development Unit, The Economist). Tra i relatori: Giulia Eremita, Chief Communication Officer di MEDSEA e Communication Manager di ARTEMIS, Nicolas Fournier, Europe Campaign Director di Oceana, Eleanor Whittle, Founder & Managing Director di Alopias Earth, Jean-Luc Solandt, Senior Project Manager e Conservation Scientist della Blue Marine Foundation. 
 
Gli interventi hanno sottolineato un messaggio chiave: la sola protezione non basta. Per rendere le MPA realmente efficaci occorre integrare obiettivi di ripristino attivo, valutazioni economiche dei servizi ecosistemici e strumenti di mercato capaci di attrarre capitali privati. 
L’esperienza di ARTEMIS 
All’interno del progetto europeo ARTEMIS, MEDSEA sta sperimentando questo approccio nell’MPA di Capo Testa – Punta Falcone (Nord Sardegna), uno dei quattro siti pilota europei dove il team sta valutando il valore dei servizi ecosistemici forniti dalle praterie di Posidonia oceanica. 
I dati ad oggi contano che ogni ettaro di Posidonia fornisce servizi per circa 86.000 euro l’anno – tra assorbimento di CO₂, protezione costiera, nursery per la pesca e depurazione delle acque. Eppure, per conservare e restaurare queste praterie in tutto il Mediterraneo servirebbero 336 milioni di euro l’anno, contro i soli 17 milioni attualmente disponibili: un gap di 319 milioni di euro. 
ARTEMIS sta lavorando per colmare questa distanza sviluppando modelli di Payment for Ecosystem Services, blue carbon credits e biodiversity credits, che trasformano il ripristino in un asset finanziario investibile. 
 
“Quando parliamo di allineare la valutazione dei servizi ecosistemici con i framework di investimento”, ha spiegato Giulia Eremita a Cascais, “intendiamo tradurre i benefici ecologici – protezione costiera, stoccaggio di carbonio, risorse ittiche – in valori economici misurabili, così da attrarre investitori pubblici e privati e trasferire questo valore a ogni settore produttivo, mostrando in modo concreto cosa possediamo e cosa rischiamo di perdere se non interveniamo”. 
Co-gestione e comunità locali 
Il panel ha inoltre evidenziato l’urgenza di co-gestione e coinvolgimento delle comunità. 
Monitoraggi scientifici (satelliti, indagini locali, indicatori condivisi), piani di gestione elaborati insieme a pescatori, operatori turistici, ONG e amministrazioni locali, e accordi chiari su poteri decisionali e budget sono condizioni indispensabili per superare le cosiddette paper parks. 
 
Esempi come Blue4All per rafforzare il network delle Aree Marine Protette europee anche in ottica 30x30, la Strategia Europea per la Biodiversità 2030 (parte del Green Deal), secondo la quale - entro il 2030 - ogni Stato membro dell’UE deve: 
  • Proteggere almeno il 30% dei mari e il 30% delle terre del proprio territorio. 
  • All’interno di questo 30%, almeno un terzo (quindi circa il 10% della superficie totale) deve essere posto sotto tutela rigorosa (strict protection), ovvero aree dove sono vietate attività con impatto significativo (pesca a strascico, estrazioni, nuove infrastrutture, ecc.). 
  • Le aree devono essere ecologicamente rappresentative e collegate tra loro, per formare una rete coerente di habitat che favorisca la resilienza climatica e la continuità ecologica 
Il lavoro in corso nel Living Lab della Area Marina di Capo Carbonara dimostra che”la scienza, quando dialoga con i territori, accelera il recupero e costruisce fiducia”, spiega Eremita. 
Il World Ocean Summit Europe si colloca nel quadro della strategia EU Biodiversity 2030, che prevede di proteggere il 30% dei mari europei entro il 2030, con almeno il 10% sotto tutela rigorosa. Per raggiungere questo target non basta aumentare le superfici protette: è necessario garantire monitoraggio, enforcement e ripristino, trasformando le MPA in veri laboratori di resilienza climatica e in motori di sviluppo sostenibile. 
Roundtable: priorità per le MPA europee 
In una roundtable dedicata, rappresentanti di MEDSEA/ARTEMIS, KPMG, Elafonisos Eco, pescatori artigianali, Seas at Risk, ClientEarth, una start-up newyorkese specializzata in organic carbon e il Meridian Institute hanno individuato alcune priorità: 
  • Riferimenti scientifici e monitoraggio – uso di dati satellitari e indicatori condivisi per guidare una gestione adattiva. 
     
  • Processi e governance – ruoli istituzionali ancora complessi, implementazione lenta e frammentata; la co-gestione è essenziale. 
     
  • Comunità e attori locali – pescatori, residenti e turisti devono essere coinvolti fin dall’inizio, con formazione continua e comunicazione trasparente. 
     
  • Policy e incentivi – le regole non bastano; servono benefici tangibili come concessioni eco-turistiche co-gestite o schemi di revenue-sharing. 
     
Mediterraneo sotto pressione climatica 
Il Summit ha lanciato anche un allarme sul clima: giugno 2025 è stato il più caldo mai registrato nel Mediterraneo, con il 62% della superficie marina colpita da ondate di calore. 
Secondo una survey MedPAN su 263 gestori di MPA, solo il 32% considera il cambiamento climatico una priorità, e appena il 30% ha avviato azioni di adattamento. 
Dati che confermano l’urgenza di integrare il ripristino delle prateria di Posidonia oceanica (vedi e partecipa alla Campagna MEDSEA Una foresta marina per salvare il Pianeta)e adattamento climatico nei piani di gestione. 
MEDSEA continuerà a lavorare con partner europei e comunità locali per fare della Posidonia oceanica e delle praterie marine del Mediterraneo non solo un patrimonio naturale, ma anche una classe di asset investibile, capace di unire scienza, economia e futuro del mare. 
 

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